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venerdì 5 aprile 2013

GORY TEX & PULPY FIX Episodio 8 "Profumo di rosa e... fritto misto!"





Ogni tanto succedeva. Pulpy Fix si stancava delle solite bagasce e si intrippava di una donna "normale", di solito libera, separata o divorziata. 

L'importante era che non si affezionasse. E che non facesse troppe domande sul suo lavoro, soprattutto ora che i traffici su commissione andavano a gonfie vele. Grazie alla collaborazione col suo amico di sangue Gory Tex.

Pranzò da solo in una trattoria di altri tempi, nei vicoli del centro storico; uno di quei posti dove la cucina è a vista, le tovaglie sono di carta a quadretti, come i tovaglioli, i bicchieri di vetro spesso e pesanti, gli odori ti avvinghiano e ti penetrano nei capelli e nei vestiti.

Era venerdì e il menù prevedeva pesce fritto, di tutti i tipi, dalle acciughe ai totani o calamari, ai gamberetti; tutto fritto, come un profumo che ti spruzzi su tutto il corpo e ugualmente puzzi, come dopo una sudata, una corsa o una scopata.

Saldato l'onesto conto di dieci euro all'anziano cameriere vagò senza meta, attendendo il tempo dell'appuntamento con una nuova conquista; percorse il selciato di pietra grigia che ricopriva le viuzze, tra negozi nostrani ed etnici, tra portoni aperti su antiche scalinate di palazzi vetusti e ingressi di case chiuse, per clienti frettolosi di sesso a pagamento.

Sbucò su Piazza Caricamento, sulla quale si affacciavano altri palazzi di antichissima memoria, con i portici di Sottoripa, ricchi di negozietti dove potevi trovare dalla pistola ad aria compressa alla focaccia ripiena di prosciutto o salame, a fare da bazar a cielo chiuso, come il carattere dei pochi genovesi rimasti.

Poco più avanti palme e panchine segnalavano l'inizio del Porto Antico, riportato a nuovi splendori con le nuove strutture turistiche, l'Acquario di Genova in primo piano, con la coda di lunghezza ben inferiore ai giorni festivi; guardare tutta quella gente una dietro l'altra come pecoroni faceva pensare un "imbecilli" a Pulpy, che per carattere odiava attendere, preferiva fare aspettare.

Sorrise al pensiero che per una volta era addirittura in anticipo, ma il motivo valeva l'eccezione: un bel pezzo di gnocca, conosciuta per caso al bancone di un bar poco lontano, in una sera piovosa, mentre celebravano un originale addio al celibato di un comune amico gay, che stava per andare a convivere con il suo personal trainer. 

"Belin, certe volte ha ragione Begnini quando dice che la vita è bella" pensò Pulpy, con ancora stampato sul volto un sorriso da ebete rincitrullito. 

Appoggiato alla ringhiera nei pressi dell'ingresso di palazzo San Giorgio si rese conto che non era cosa buona e giusta essere così spensierato, sia a causa della sua condizione di criminale spietato ed assassino che non cercava complicazioni sentimentali sia, e soprattutto, perchè la donzella in questione risultava single, quindi potenzialmente accalappia marito.

"Bando agli indugi, una bella becciata e via" si disse andando verso di lei, che nel frattempo era arrivata, con un incedere provocante, per via di una quarta misura tendente alla quinta per nulla trattenuta alla vista dal suo scollacciato abbigliamento.

Le diede due baci veloci sulle guance e notò due cose: con l'olfatto il profumo di rose, con lo sguardo una smorfia non appena si era allontanato dal suo corpo. 

<<Che succede?>> le chiese diretto. 
Lei altrettanto chiara rispose: <<Puzzi di pesce fritto da morire>>, sorridendo come compensazione.

Nonostante questo fastidioso particolare, che contrastava col suo profumo di donna in fiore, riuscì a portarla via con la sua nuova fiammante Alfa rigorosamente rossa, intestata ad una società di comodo di un boss della Riviera di Levante. Si trovava parcheggiata nel garage sotterraneo dietro la centralissima Via Venti Settembre, poco lontano dall'odiato Tribunale e questo fatto concesse ai due una tranquilla lunga passeggiata condita da piacevoli discorsi per nulla impegnativi, leggeri, come la loro recente trombamicizia.

Saliti a bordo la condusse nel parcheggio di un grande centro commerciale nell'entroterra genovese, violentato da cemento e traffico, nel nome del sacro consumismo, nonostante la crisi economica in atto.

Per fortuna durante gli scavi dell'enorme complesso avevano lasciato una via cieca che terminava su cumuli di terra e spazzatura e in quel romantico posticino decise di parcheggiare per porcheggiare con la signora pettoruta.

Mise la pistola di ferro nella tasca della portiera per avere maggior libertà di usare quella di carne. Chiuse le due portiere e con equilibrismo si fiondò nei posti dietro, dove lei aveva già iniziato la veloce fase di svestizione.

Le poppe debordanti da un reggiseno viola coi bordi pizzati gli fecero erigere il fratellone verso alte vette che i jeans non riuscirono a contenere.

Le fu addosso. Questa volta anche lui riuscì a sentire il miscuglio di profumo di rosa e di fritto misto e gli venne quasi da vomitare. Si pentì di non averla portata a casa sua, per penetrarla dopo una doccia al denim stile vero macio.

Ugualmente lei si accucciò vogliosa per assaporarlo con esperienza. Un paio di volte rialzò la testa schioccando la lingua, soddisfatta. "Almeno questo non sa di pesce fritto vero?!" pensò lui, godendo come un bimbo col dito nella nutella. Non fece in tempo a fare altro.

Una pioggia di vetri invase l'abitacolo con un fragore di metallo. Tre energumeni tirarono fuori i due corpi seminudi. Menarono lui, che non riuscì ad arrivare all'arma, paralizzato da pugni e schiaffi che arrivavano da ogni direzione, come una continua carneficina.

Stuprarono lei, a turno, protetti da un complice che aveva messo un enorme furgone di traverso sulla viuzza, nascondendo la scena alle poche auto che passavano da quella remota zona alle fine del parcheggio.

Alla fine Pulpy si sentì una merda vivente, un cazzone pieno di sè che non riusciva a proteggere neppure una donna indifesa. La rabbia si tramutò in sete di vendetta. E di sangue.

Riuscirono a sistemare con le palanche tutti i danni fisici e materiali, mentre quelli morali erano impossibili da cancellare con un colpo di biglietti da cento euro. 

A parziale consolazione offrì alla donna due settimane a Capo Verde, pagando il viaggio all inclusive anche alla sua migliore amica.

<<Prendili e fagliela pagare>> chiese decisa lei all'aeroporto Cristoforo Colombo.

<<Te lo devo e ti giuro che ci riuscirò, spero prima che torni>> promise lui.

Con l'aiuto di Gory Tex, si misero a battere a tappeto tutte le conoscenze criminali comuni e alto locate, presso cui loro due erano conosciuti ed apprezzati come affidabili professionisti e meritevoli quindi di ogni aiuto possibile.

Presto uno dei boss locali avrebbe potuto avere bisogno di loro.

Fu uno di essi a dare l'imbeccata giusta.

Una delle notti successive il vento di ponente non dava tregua, increspando di schiuma le onde del mare, argentate dalla luce della luna piena e facendo rabbrividire i pochi passanti nelle strade della città semi deserta.

Decisero di agire da soli, loro due contro i tre pezzi di letame, piccoli delinquenti indipendenti che stavano rompendo i coglioni anche agli altri criminali della zona tra Cornigliano, Sampierdarena e Bolzaneto.

Avrebbero fatto un ripulisti approvato da tutti, probabilmente sbirri compresi.

In realtà non erano soli. Avevano con loro due bei pistoloni corredati da altrettanti silenziatori, rigorosamente privi di matricola. 

La lezione doveva essere fulminea, ma qualcosa tratteneva Pulpy.
Era il ricordo del doppio sgarro, la violenza a lui, ma soprattutto alla sua nuova fiamma, probabilmente già potenziale ex, senza loro colpa.

La colpa sarebbe stata dei tre maiali, da smacchiare con una adeguata punizione, che non poteva essere limitata a tre pallottole nei punti vitali del corpo, preferibilmente la testa, meglio la nuca. 

Gory così voleva, un lavoro pulito e rapido, quasi indolore, ma capiva le esigenze vendicative dell'amico e un fratello di sangue andava capito, rispettato e accontentato.

Appena uscirono da un night nei pressi del porto si ritrovarono sotto il naso le due pistole allungate dai cilindri metallici e uno di loro iniziò a correre, ma la fuga durò lo spazio di uno sparo sordo, che lo fece accasciare al suolo, con un sottile rivolo di sangue al polpaccio destro.

Gli altri due, sotto la minaccia di altro piombo sottovoce, lo caricarono nel retro di un furgone e lo seguirono; gli sportelli furono chiusi con chiave e lucchettone.

Furono fatti scendere in una banchina deserta, lontana da videocamere di sorveglianza, sul molo usato di solito da un amico trafficone di Gory e Pulpy.

Salirono su una vecchia motonave, una dei pochi rottami del mare che vengono ancora utilizzate ungendo liquidi per i permessi, per un occhio anzi entrambi chiusi, per controlli omessi, per timbri regalati senza averne diritto.

I tre avevano riconosciuto Pulpy e si guardavano intorno, con la speranza di poter fuggire, anche a costo di buttarsi in mare e nuotare, mente la motonave stave prendendo il largo verso la diga foranea, una barriera artificiale che delimitava e proteggeva il porto dalle mareggiate.

Si ritrovarono in mare aperto senza che le braccia armate dei due amici dessero segno di cedimento. Anzi, un sorriso assassino precedette l'inizio della mattanza. 

Due colpi alla cosce fecero sdraiare i due rimasti in piedi per terra a fianco del ferito, doloranti, sanguinanti, bestemmianti. 

Le armi cambiarono. Spuntarono scimitarre arabe. 
I corpi divennero pezzi a sé stanti. 
E finirono con pistole e silenziatori in fondo alla acque scure e salate, gettati in sacchi di pietre nelle profondità del Mar Ligure.


























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