di Roberto Scudeletti
Il
mio nome è… eh no, chiamatemi Mario.
Sono
uno studente di una squola superiore di Roma.
Non
insistete però, non vi dirò indirizzo, classe e sezione neppure sotto tortuga,
è questione di privaci; no, non prima C, ho detto che non ve lo dico!
La
mia situazione è grave, sono insufficente di quattro materie, ma è la quinta,
la fondamentale, che sono in condizioni pietose, che altrimenti la situazione
non fosse così grave, magari che invece di segarmi mi rimandassero solo.
Come,
non avete ancora indovinato di quale materia si trattasse?
L’itagliano,
naturale!
I
guai non rivano mai da soli, si sa.
I
miei genitori o come si dice in America mai parenz minacciano di staccarmi il
cordone ombelicale che mi lega all’essenza essenziale della vita, degli amici,
cioè il mio inseparabbile cellulare.
Allora
io ho minacciato di buttarmi di sotto, ma forse perché abbitiamo al primo piano
non mi hanno filato per nulla.
Per
fortuna ho appuntamento a Piazza Navona con alcuni dei miei compagni più affidati,
tra cui lo Schizzo, il Razzo e Mortadella, che nonostante il nome femminile è
un maschio molto ciccio, da cui il soprannome perché mangia sempre, soprattutto
insaccati misti inframmezzati a panini giganti stile pane francese, come si
chiama, uhm mi pare baghet, sì proprio quello.
Più
si avvicina la fine della squola più mi pentisco di non aver studiato,
soprattutto l’itagliano che potevo farmi dare ripetizioni dalla mia compagna
Isabella detta Brufolina che dicono tutti che si è presa una infartuazione per me
e che quindi per questo motivo me l’avrebbe data subito, non capisco se la
ripetizione o quell’altra cosa, che a me mi piace tanto anche se sono ancora
vergine, ma non da lei.
<<Ciao
raga come stiamo?>> faccio io ai tre moscattieri e Razzo immediatamente
con la sua parlata veloce come tutte le cose che fa risponde subbito:
<<Che se mi segheranno anche a me rischio che sarebbe meglio che
emigrassi in Tunisia, prima che mio padre mi acchiappasse con la sua cinghia di
vero cuoio cinese da due euro!>>.
Insomma
era il tormentone dell’imminente estate, come avessimo fatto a fuggire dalle
ire anche raggionevoli dei nostri parenz per goderci il dolce fancazzismo e
magari se si riusciva pure a scappare al mare a Ostia o Fregene dove ci si poteva
scottare la pelle color stracchino che poi sarebbe diventata rosso aragosta;
roba che se torneressimo con l’insulinazione i genitori oltre a menarci per la
squola ci menassero pure per questo.
E
siamo solo alla prima superiore. La crisi ci impedisce di lavorare. La mancanza
di voglia di studiare ci impedisce di andare avanti a squola. Ma che cazzo di
futuro aspetterebbe a noi poveri adolescenti, che poi se non ci divertissimo a
questa età quando di divertiremo?
Quindi,
lasciatemi stare che ciò le palle girate, chiamatemi pure Mario, ma non
rompetemi i coglioni!
Me no mi sembra scrito male. Se ti impeni di più ce l'ha farai a tolliere le ultime inperfessioni.
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