Incipit di NOTTE FONDA
di Roberto Scudeletti
di Roberto Scudeletti
Svegliarsi
all’improvviso senza ricordare dove. Allungare una mano nel letto e sentire la
pelle di una donna a fianco. Portarsela sulla fronte, per sottolineare la
presenza di un forte mal di testa, frutto di una sbornia da chilo, anzi da quintale.
Alzarsi in mutande e, a
tentoni nella casa sconosciuta, procedere sino ai miseri fasci di luce che
riescono a penetrare dalle liste di legno della porta persiana alla genovese,
mentre il vento si sente soffiare, voglioso di entrare.
Spalancare le due ante
come fosse un armadio su vestiti colorati piuttosto che sulla strada Aurelia e
sul mare, leggermente mosso, le onde, la schiuma, il rumore di sbattimento
contro scogli e pietrine di spiaggia, un modo naturale di ricevere il buon
giorno dalla vita.
La padrona di casa che
ti chiede cosa stai facendo, invitandoti a tornare nel talamo, senza
specificare se per continuare a dormire o per un amplesso che non sai se
sarebbe una replica, ma speri proprio di sì; di sorelle non ne hai bisogno, sei
figlio unico e va bene così!
Chiedere il permesso
per mettere su il caffè, deludendola in entrambe le ipotesi; farla così
rigirare sul fianco e riaddormentare in un nano secondo. Meglio va. Sei un
trafficante di essere umani, non una balia. Il prossimo carico arriva tra due ore,
devi presentarti lucido e riposato, nessun errore è permesso.
Complimenti, già vedo da qui che è un buon libro.
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